Dott. BRAMBILLA EUGENIA

 

Specialista in Chirurgia d’Urgenza e PS Università di Milano

·Master in Endocrinologia  & Metabolismo : Endocrinology& Hypertension Division-Diabetes and  Metabolism Section- Brigham Women’s Hospital –Harvard Boston, U.S.A

·Master  di II Livello in Flebolinfologia Policlinico Le Scotte, Università di Siena

·Membro SIUMB ( Società Italiana di Ecografia)

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Alimentazione e fertilità

Ferro, zinco, calcio, selenio, vitamina E, vitamina A, acidi grassi omega 3, folati, sono elementi poco  conosciuti dai più, ma fondamentali . Se una cena romantica è a base di pasta al pesto , peperoni rossi , frutti di mare e noci brasiliane, forse si sta incrementando la fertilità della coppia.

Esistono  menù che si basano su una dieta bilanciata, ricca di frutta e verdura  con un buon apporto di proteine provenienti da carni rosse, pollame e pesce per far fronte al problema fertilità in associazione a stile di vita corretto.

Le proteine animali sono infatti considerate molto importanti nel preparare il terreno alla fertilita' essendo una fonte di minerali importanti, come il ferro e soprattutto lo zinco. Di zinco e' ricco un cibo tradizionalmente famoso per essere un afrodisiaco, come le ostriche , non faranno parte del menu' della fertilita' per ovvi motivi di salvaguardia del territorio e della natura. I semi di girasole e sesamo, ricchi di vitamina E, importante  per l'effetto afrodisiaco per i benefici che arreca alla circolazione sanguigna e per le proprieta' antiossidanti. Alcune varieta' di pesce particolarmente ricche di acidi grassi omega 3 sono  importanti per lo sviluppo del feto, in particolare per la vista e il cervello. Noci brasiliane e tortini di granchio sono due eccellenti riserve di selenio, importanti nel favorire la motilita' degli spermatozoi. Peperoni rossi, pomodori e pesto (utile soprattutto per il basilico) hanno un ruolo di primo piano nel buffet della fertilita', insieme all'afrodisiaca mousse al cioccolato. Spinaci e altre verdure dalle foglie scure forniscono i folati necessari per ridurre il rischio di danni nello sviluppo neurologico. I formaggi, essendo ricchi di calcio, zinco e vitamina A, aiutano invece la produzione degli ormoni sessuali, ugualmente importanti per la riproduzione e la libido. Vanno invece rigorosamente evitati alcol e fumo, e la regola deve valere sia per gli uomini che per le donne: ci sono ormai molte evidenze, rileva, di come il fumo possa compromettere la qualita' degli spermatozoi e predisporre ai tumori il bambino. Le donne sottopeso o sovrappeso hanno in genere più difficoltà a restare incinte: l'eccessiva magrezza può causare irregolarità mestruali e arrivare a sopprimere  l'ovulazione ; l'obesità, inoltre  può interferire con il funzionamento del sistema ormonale. Le donne che soffrono di disturbi alimentari o che si sottopongono a diete forzate sono particolarmente a rischio di avere problemi di fertilità.

Un regime alimentare bilanciato assicura l'apporto di tutte le sostanze necessarie all'organismo per funzionare bene, con particolare attenzione  per alcuni alimenti  In particolare è importante assumere la giusta quantità delle seguenti sostanze:

Per l’uomo  è importante l'apporto di zinco, le cui fonti sono il pesce, funghi, lievito di birra, carote, e di vitamina E, che si trova negli oli vegetali, nelle noci, nelle verdure a foglia verde.

Per le donne che desiderano  una gravidanza è importante un giusto apporto di acido folico (vitamina B9), presente in molti alimenti (fegato, verdure verdi, fagioli, lievito, tuorlo d'uovo, barbabietole, pane integrale) e la cui carenza può causare danni gravi al feto. Esiste infatti una relazione tra bassi livelli di acido folico nella madre e presenza nel feto di difetti del tubo neurale, cioè malformazioni del sistema nervoso .
ricerche scientifiche evidenziano come Vitamine e minerali sono assorbiti meglio dal nostro corpo quando sono assunti sotto forma di cibi anziché di integratori alimentari. Inoltre l'uso degli integratori può causare una assunzione eccessiva di alcune sostanze, il cui effetto può essere  non sempre salutare L'autoprescrizione può essere dannosa anche quando si tratta di sostanze cosiddette "naturali": qualunque sostanza, se ha un effetto positivo, può avere anche effetti negativi, e non bisognerebbe mai assumere di propria iniziativa prodotti di cui non si conoscono esattamente gli effetti. Se sospettate che la vostra dieta non vi garantisca il giusto apporto di vitamine e minerali, parlatene con il vostro medico di fiducia.

La fertilità maschile potrebbe essere compromessa da una dieta ricca di alimenti a base di soia. Il legume, secondo alcune analisi, sembra interferisca negativamente sulla produzione degli spermatozoi. Questa è la conclusione di uno studio, coordinato da Jorge Chavarro, condotto presso la Harvard School of Public Health di Boston. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Human Reproduction (Luglio, 2008).

Il consumo della soia, ma anche di suoi derivati come il latte di soia, gli spaghetti di soia, l'olio di soia, ecc., sembrerebbe ridurre drasticamente il numero degli spermatozoi. Si parla di circa 41 milioni in meno di cellule spermatiche per millilitro di liquido seminale.

I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 99 uomini che si erano sottoposti, tra il 2000 e il 2006, a dei controlli per la valutazione della loro fertilità. Fra i vari parametri tenuti in considerazione vi era anche l'analisi dell'apporto alimentare di 15 prodotti a base di soia. I partecipanti, dopo aver compilato un questionario con domande relative al consumo di alimenti contenenti il legume, sono stati divisi in quattro gruppi in base alla presenza della soia nella dieta.

Comparando i dati relativi al consumo di soia con la qualità del liquido seminale è emerso che il consumo di soia, e dei suoi derivati, è inversamente proporzionale al numero di spermatozoi. Basterebbe mezza porzione, circa una tazza di latte di soia, per diminuire di ben 41 milioni il numero di spermatozoi per millilitro di liquido seminale. In una situazione "normale", la concentrazione di spermatozoi per millilitro dovrebbe essere tra gli 80 e 120 milioni. Effetti negativi si iniziano a vedere anche se si superano le due porzioni a settimana.

Gli esperti spiegano che gli studi condotti fino a questo momento avevano coinvolto esclusivamente animali, mai l'uomo. Nelle ricerche condotte sugli animali si era individuata una certa correlazione fra gli isoflavoni (estrogeni naturali presenti nella soia) e l'infertilità, quello che mancava era una verifica di questa relazione anche sull'uomo.

Alcune persone potrebbero aver già sentito parlare di isoflavoni di soia, essi sono utili per diminuire nelle donne i disturbi legati alla menopausa. Purtroppo in alcuni casi, stando ad una ricerca condotta presso la Helsinki University Central Hospital (Finlandia), gli isoflavoni non sono sempre efficaci nel ridurre i sintomi della menopausa, per esempio nel caso in cui la donna sia affetta anche da tumore al seno.

Tornando alla ricerca condotta sull'uomo, Jorge Chavarro spiega che in base ai dati raccolti i quantitativi di soia iniziano ad essere "dannosi" per la fertilità maschile se si supera la mezza porzione al giorno (mezzo bicchiere di latte di soia, mezza porzione di tofu, ecc.). Considerando che in alcuni uomini ci potrebbe essere un dimezzamento del numero degli spermatozoi, anche se i dati probabilmente dovranno essere confermati con altre indagini, per aumentare le probabilità di concepimento meglio eliminare temporaneamente dalla propria dieta gli alimenti a base di soia.

Per approfondire l'analisi del legame fra gli isoflavoni e la fertilità maschile sarebbe interessante condurre uno studio nei paesi asiatici. L'alimentazione delle popolazioni asiatiche è infatti ricca

Gli studi condotti fino ad oggi, ribadivano che fumare nel periodo di gravidanza faceva male al feto. Una recente ricerca condotta dall'università Cattolica di Roma ha individuato un nuovo problema, dai risultati si è messo in luce come sia più difficile rimanere incinta, in quanto, la nicotina può ostacolare le prime fasi della gravidanza riducendo le funzionalità di una ghiandola, "il corpo luteo umano", il cui scopo è quello di rilasciare il progesterone, ormone fondamentale per la gravidanza.

Lo studio, condotto dalla dott.ssa Rosanna Apa, ha evidenziato come la nicotina e i sui metaboliti, riducono nelle cellule luteali il rilascio di progesterone, l'ormone fondamentale per preparare l'endometrio all'annidamento dell'embrione e per dare cosi' un indispensabile sostegno all'avvio della gravidanza.

Inoltre si è scoperto che viene alterata la sintesi della prostaglandine, sostanze che hanno il compito di regolare la durata di vita del corpo luteo. L'insieme delle varie alterazioni generate dal fumo di sigaretta sono alla base di numerosi casi di infertilità e aborti. Grazie a questa scoperta si possono avere maggiori informazioni per analizzare i casi in cui le donne non riescono a rimanere incinta o hanno gravidanze a rischio.

Latte e malattie

Dalla rivista Good Medicine del Physician's Committee for Responsible Medicine.

Da lungo tempo si sospetta che la componente proteica del latte vaccino sia una delle principali cause di diabete infantile e un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine avvalora ora questa tesi. Confrontando i dati di diversi Paesi, risulta evidente che la prevalenza di diabete insulino-dipendente va di pari passo con il consumo di latte vaccino. I bambini che non hanno fatto uso di prodotti a base di latte vaccino nella prima infanzia presentano un rischio notevolmente inferiore di sviluppare diabete.

Nel nuovo studio, dei ricercatori canadesi e finlandesi hanno rilevato elementi che chiamano in causa il latte vaccino in tutti e 142 i bambini diabetici esaminati. Il “colpevole” sembra essere una proteina del latte di mucca, l’albumina di siero bovina, che differisce dalle proteine umane quel tanto che basta per scatenare la produzione di anticorpi da parte del corpo umano. Questi in seguito attaccano e distruggono le cellule beta responsabili della produzione di insulina nel pancreas. Tutti i 142 bambini diabetici presentavano alti livelli di anticorpi specifici per la proteina vaccina al momento della diagnosi di diabete. I ricercatori hanno rilevato che anche i bambini non diabetici possono presentare tali anticorpi, benché solo in numero limitato.

La forma di diabete che si instaura in età infantile (diabete insulino-dipendente) è una delle cause principali di cecità e contribuisce a problemi di salute che includono malattie cardiache, problemi ai reni e amputazione dovuta a cattiva circolazione. Il nuovo studio indica che la combinazione di predisposizione genetica e consumo di latte vaccino è la causa della forma infantile del diabete. Se la teoria è corretta, gli anticorpi si possono formare anche in risposta a quantitativi limitati di latticini.

Il diabete diventa evidente quando vengono distrutte tra l’80% e il 90% delle cellule beta che producono insulina. Perché questa forma di diabete a volte non si manifesta fino all’età adulta? Non sempre si riscontrano le sedi delle cellule beta che vengono attaccate dagli anticorpi. Queste tendono a comparire in seguito ad infezioni, che possono coincidere con la distruzione da parte degli anticorpi di alcune delle cellule produttrici di insulina. Sebbene sia stato dimostrato che può essere necessaria la predisposizione genetica perché si sviluppi il diabete, non esiste un modo per determinare con certezza quali bambini sono predisposti. Anche i gemelli monozigoti, che condividono lo stesso patrimonio genetico, spesso differiscono nella risposta al diabete: un bambino può sviluppare la malattia, mentre l’altro ne rimane immune, apparentemente a seconda del rispettivo consumo di latte e delle infezioni che danneggiano le cellule pancreatiche.

La American Academy of Pediatrics ora raccomanda di non somministrare latte di mucca intero ai bambini al di sotto dell’anno di età. La preoccupazione principale dell’organizzazione non è il diabete, ma l’anemia da mancanza di ferro, che è molto più probabile con una dieta ricca di latticini. In primo luogo, i prodotti caseari a base di latte vaccino sono molto poveri di ferro, contengono infatti solo circa un decimo di milligrammo per porzione (circa 0,2 litri).

Per ottenere la dose giornaliera raccomandata (RDA, Recommended Daily Allowance) di ferro, pari a 15 mg al giorno per i bambini al di sotto dell’anno d’età, un bambino dovrebbe consumare più di 31 porzioni da un quarto di litro di latte al giorno. La carenza di ferro non è dovuta semplicemente al fatto che il latte è povero di ferro e che il suo consumo tende a limitare il consumo di altri cibi che ne sono ricchi. Il latte causa la perdita di sangue dal tratto intestinale riducendo a lungo andare i depositi di ferro dell’organismo. Non è ancora chiaro in che modo esattamente il latte vaccino causi la perdita di sangue, ma si ipotizza che il colpevole sia l’albumina bovina, la quale provoca una reazione del sistema immunitario che porta alla perdita di sangue. La pastorizzazione non elimina il problema.

Alcuni ricercatori della University of Iowa hanno recentemente scritto al Journal of Pediatrics, "..in una larga percentuale di bambini il consumo di latte vaccino accentua in modo sostanziale la perdita di emoglobina. Alcuni bambini sono particolarmente sensibili al latte vaccino e possono perdere grandi quantità di sangue."

Il latte contiene calcio, ma non è unico sotto questo aspetto. Cavoli, broccoli e altri vegetali a foglie verdi contengono calcio facilmente assimilabile dall’organismo. Un recente studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha rilevato che l’assorbimento di calcio era in realtà superiore per il cavolo che per il latte e ha concluso che "verdure come il cavolo possono essere considerate almeno equivalenti al latte in termini di assorbimento di calcio." I broccoli contengono addirittura più calcio per caloria del latte, i fagioli ne contengono in grande quantità e anche il succo d’arancia arricchito fornisce un buon apporto. Dal punto di vista nutritivo non c’è alcuna necessità che i bambini consumino latte di mucca. Il nuovo studio conferma ulteriormente la necessità di capovolgere la raccomandazione del governo statunitense che tutti i bambini bevano latte vaccino: non c’è ragione di raccomandarlo.

Latte e sterilità

Da SCIENCE NEWS, 3/12/94.

Le donne che vorrebbero avere un figlio ma non riescono a concepire farebbero bene a riconsiderare il ruolo che i latticini occupano nella loro alimentazione, suggerisce un nuovo studio. Un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti e in Finlandia ora riferisce che, laddove il consumo pro-capite di latte è più elevato, le donne tendono a incontrare la maggiore riduzione di fertilità legata all’età.

Con l’eccezione di alcune popolazioni nordeuropee e dei loro discendenti, la maggior parte degli adulti perdono la capacità di digerire facilmente il lattosio, uno zucchero presente nel latte. "Poiché l’intolleranza al lattosio scoraggia il consumo di grandi quantitativi di latte e altri prodotti caseari ricchi di galattosio, uno zucchero apparentemente tossico per gli ovociti umani, questa peculiarità può essere vantaggiosa”, osservano il ginecologo Daniel W. Cramer della Harvard Medical School e i suoi collaboratori.

Cinque anni fa Cramer collegò il consumo di galattosio a un aumentato rischio di cancro ovarico. Per cercare indizi comprovanti l’effetto di questo zucchero sulla fecondità, il suo gruppo paragonò i dati pubblicati da 36 Paesi su tasso di fertilità, consumo di latte pro-capite e ipolattasia, la ridotta capacità da parte dell’adulto di digerire il lattosio. Nel numero del 1 febbraio dell’American Journal of Epidemiology viene ora riportata una corrispondenza tra alti livelli di consumo di latte e diminuzione della fertilità, che comincia già in donne di 20-24 anni.

L’importanza di tale corrispondenza – e del tasso di diminuzione della fertilità – cresceva con ogni successivo gruppo di età studiato. In Tailandia ad esempio, dove il 98% degli adulti è ipolattasico, la fertilità media nelle donne tra i 35 e i 39 anni è inferiore solo del 26% rispetto ai tassi massimi (a un’età di 25-29 anni). Al contrario, in Australia e nel Regno Unito, dove l’ipolattasia riguarda solo circa il 5% degli adulti, la fertilità media nel gruppo di donne dai 35 ai 39 anni è di ben 82% al di sotto dei tassi massimi.

Molti fattori – compresi l’età media di matrimonio, il tasso di divorzio, l’uso di contraccettivi e il livello di ricchezza individuale – influenzano la fertilità, ammettono gli autori. “Tuttavia”, fa notare Cramer, “la nuova analisi offre "una conferma demografica di quello che abbiamo osservato sia a livello sperimentale, con la somministrazione di grandi quantità di galattosio ai topi, che clinico, nelle donne con galattosemia (l’incapacità di metabolizzare galattosio).” Le donne con questo disturbo che presentano alte concentrazioni di tale zucchero nei tessuti sono sterili", osserva.

Articolo fornito da Mark Graffis

Mangiare un gelato, alla crema o alla frutta, potrebbe dare maggiori possibilità di rimanere incinta. Gli stessi benefici, oltre che mangiando dei gelati, si possono ottenere anche bevendo del latte intero. Al contrario, invece, i latticini light diminuiscono le chance di rimanere incinta. Yoghurt e latte scremato aiutano a mantenere la linea ma possono creare qualche problema di fertilità ostacolando l'ovulazione. Questa è la conclusione di uno studio, pubblicato sulla rivista Human Reproduction (Febbraio 2007), condotto presso il dipartimento di nutrizione dell'Harvard School of Public Health di Boston.

I ricercatori, analizzando i dati raccolti, hanno constatato che le donne che consumano giornalmente almeno un bicchiere di late ad alta percentuale di grassi, o un suo derivato, riducono del 27 per cento il rischio di infertilità per mancanza di ovulazione rispetto a quelle che li assumono solo una volta a settimana o anche meno. Fra tutti gli alimenti caseari esaminati, il gelato è in assoluto l'alimento che da i maggiori benefici se si vuole rimanere incinta, al contrario, chi esagera con latte e latticini light, consumandone almeno una porzione al giorno, ha un aumento del rischio di infertilità legato alla mancanza di ovulazione.

Jorge Chavarro, coordinatore di questo studio, evidenzia l'importanza di questi risultati e chiede che vengano fatte maggiori ricerche sul legame tra latticini e fertilità. Questo suggerimento assume un peso rilevante se si considera che attualmente le linee guida alimentari americane consigliano alla popolazione adulta di consumare tre o quattro porzioni di latte o latticini a basso contenuto di grassi al giorno, un consiglio che potrebbe essere deleterio per quelle donne che cercano di rimanere incinta.

Lo studio che ha messo in relazione i latticini con la fertilità è durato otto anni ed ha coinvolto 18.555 donne tra i 24 e i 42 anni. Dell'intero campione, 438 avevano avuto problemi di ovulazione (infertilità anovulatoria). Incrociando i dati con i questionari compilati ogni due anni sulle loro abitudini alimentari, i ricercatori hanno constatato che vi era un legame diretto tra il disturbo legato all'ovulazione e il consumo di latte scremato e latticini light.

Il consiglio dato dai ricercatori alle aspiranti mamme è quello di modificare la dieta, sostituendo latte e latticini light con quelli ad alto contenuto di grassi, stando però attente a non consumare altri alimenti ricchi di grassi. Una volta incinta, si dovrebbe riprendere ad assumere latte e derivati light.